Rubrica L’età dell’innocenza: Verso sera di Francesca Archibugi

“Quando torni?” “Verso sera”

In questo dialogo (che si ripeterà più volte durante il film) è sintetizzato lo scontro ideologico e generazionale tra Ludovic01153904o (Marcello Mastroianni), professore comunista in pensione, e Stella (Sandrine Bonnaire), la nuora inquieta, perennemente alla ricerca di senso.

Si scontrano, i due, poi si incontrano. Si cercano per tutta la pellicola e, quando credono di essersi raggiunti, si perdono. Definitivamente. Perché è esattamente così che funziona. Ogni generazione è un mondo a sé, chiuso, isolato nelle proprie esperienze spesso autoreferenziali. E anche se Stella e Oliviero (il figlio di Ludovico, un giovanissimo Giorgio Tirabassi) combattano una rivoluzione che crede di poter cambiare il mondo (siamo nel 1977 e l’ambientazione non è affatto casuale ma è un appena dopo che sa di ritardo, di occasione mancata) rivelano solamente la totale incomunicabilità di chi urla senza preoccuparsi di avere qualcuno che ascolti.

In mezzo a tutto questo una bambina. Anzi due. Mescalina, detta Papere. Papere perché crede di essere in due. Papere prima e Papere seconda.

Papere abita questi due mondi con la levità di cui solo i bambini sono capaci. È una bambina estremamente intelligente, arguta, intuitiva. Proprio per questo il vecchio professore si affeziona immediatamente a lei; dopo anni passati sui libri non stup01153902isce che sia così attratto ed affascinato dall’intelligenza. Ma, come lui stesso ammette, osserva Papere ma non la capisce, come spesso accade agli adulti con i bambini.

Papere, invece, osserva e capisce tutto. Comprende il dolore e l’irrequietezza della madre, che ama nonostante tutto. Comprende il nonno che, all’inizio, le sembra severo e distaccato. È con lui che la bambina costruirà uno splendido rapporto fatto di tenerezza e dialogo.

In una delle scene più significative del film Papere e il professor Bruschi sono al parco e il nonno insegna alla nipotina a riconoscere le piante. Ad un certo punto il dialogo si sposta sul piano relazionale e Ludovico chiede a Papere se lui è proprio così antipatico. La bambina risponde che è Papere seconda a considerarlo antipatico per la storia del violoncello (qualche giorno prima la bambina aveva fatto cadere il violoncello del nonno provocando una sua brusca reazione). Quando il nonno le chiede cosa avrebbe dovuto fare la piccola risponde “Menarmi e poi piangere”, ammettendo che la mamma fa così con lei. Il nonno, allora, l’abbraccia stretta. Ecco, con questo gesto Ludovico si conquisterà definitivamente l’affetto della nipotina. Perché non ha giudicato la madre ma ha solo capito e accolto il dolore della bambina, comprendendo il valore profondo di una simile confidenza.

01153910Francesca Archibugi è una regista estremamente sottovalutata, spesso addirittura osteggiata. Eppure il suo sguardo sull’infanzia è uno dei più convincenti dai tempi di Luigi Comencini. Comencini affermava che i bambini non vanno fatti recitare, perché quando si tenterà di farlo, il risultato sarà necessariamente artificioso e caricato. I bambini, invece, vanno fatti giocare. Se il set è visto da loro come un gioco, e gli adulti che li circondano contribuiscono ad avvalorare questa percezione, allora saranno semplicemente loro stessi, e saranno convincenti. Ed è chiarissimo che anche l’Archibugi ha mirato a questo con la piccola Lara Pranzoni che, infatti, è assolutamente convincente nel ruolo indimenticabile di Papere.