Rubrica Berlinguer ti voglio bene: Good Night And Good Luck di George Clooney
Noi la facciamo facile, cresciuti nel mito della coca cola, del Sogno Americano, di una terra tanto grande quanto le opportunità che ci possa offrire. Pensi America e dici: democrazia, libertà, diritti umani. Certo non ti viene voglia di chieder l’opinione ai pellerossa, agli africani delle piantagioni o quelli assassinati dalla polizia. Nemmeno ai tanti ridotti in miseria. No, lascia stare: per te l’America è la Grande Democrazia . Poi in quella terra mica ti arrestano se hai un’idea diversa. No.
Per questo motivo ho scelto codesta pellicola: per te Nando Mericoni, in grande ritardo storico e politico. Perché magari ti viene da pensare che le Nazioni Innocenti, i Sogni, di qualsiasi tipo, figurati quello americano, non esistono. Perlomeno non formano governi, popoli, nazioni. La storia della caccia alle streghe diel settore Macharty, è simbolo della paranoia che spesso guida i regimi. Di ogni nazionalità e sistema..
George Clooney sceglie il modo giusto per rappresentare quel periodo oscuro della storia statunitense. girando la pellicola in bianco e nero, con la macchina da presa a spalla, concentrandosi sui volti degli attori e dando massima importanza alle parole. Che possono fare male. Sopratutto se usate per colpire gente che non ha colpe, non che esser comunisti lo sia; tutt’altro , ma in quel periodo il fanatismo del senatore si spinse a colpire diverse persone giudicate come nemici della nazione. Senza vere colpe.Questo mi porta a pensare come fanatismo e paranoia siano alla base delle nostre vite. Terrorizzate e spaventate, per colpa della nostra ottusità Ieri i comunisti e Macharty, oggi gli immigrati e Salvini. Perché quello che il film non dice è: va bene Macharty, ma costui ha operato perché molti americani sono paranoici e imbecilli come quel tipo. Lo stesso dicasi per cose ben più gravi come il fascismo o il nazismo. Ma il film vuol dire e mostrare altro e lo fa benissimo.
Grazie alla prova memorabile di David Starhaim , nel ruolo del giornalista tv Edward Murrow, ci viene spiegato come il mezzo televisivo, se usato benissimo da chi ci lavora, possa contribuire a informar la gente, a renderli partecipi e coscienti. La tv non è il male, ma lo è il senso di profitto dell’intrattenimento come mezzo di propaganda. Quello che trionfa nei giorni nostri. La tv e un gruppo di validi giornalisti ha aiutato la nazione a liberarsi di Macharty (in realtà strumento oramai inefficace e da abbandonare) la loro serietà, che li rende uomini degni di nota.
Il film recupera il grande cinema d’impegno civile americano e ci offre una straordinaria lezione sui media, la politica, la paranoia. Riesce a rievocare l’epoca, ma sopratutto l’umanità dei personaggi. Non eroi, nessun martire, ma gente normale: professionisti, certamente, ma prima di tutti uomini. Capaci di ragionamento, riflessione, di anteporre alla regola del capitale, quella di educare una nazione e i loro cittadini.
Per questo reputo codesta pellicola davvero importante: non solo perché denuncia una pagina nerissima, fra le tante, della “democrazia americana”, ma perché ci rammenta come sia la responsabilità sociale e individuale di fronte alle derive reazionarie, a far la differenza. Sempre.